venerdì 30 gennaio 2009

World Economic Forum 2009: la crisi economica non deve tagliare gli aiuti

Al World Economic Forum di Davos (28-30 gennaio 2009) molti leader hanno espresso la loro preoccupazione su possibili effetti negativi della crisi economica sugli aiuti allo sviluppo. Primi fra tutti i rappresentanti dei paesi africani, che temono le conseguenze di eventuali tagli agli aiuti, non solo da un punto di vista economico (la Banca africana dello Sviluppo ha stimato che la crescita economica in Africa dovrebbe calare dal 6,5% al 4,5% nel 2009 a causa della crisi mondiale), ma anche in materia di democrazia. Il capo di Stato del Rwanda, Paul Kagame, ha dichiarato infatti che le difficoltà economiche possono fornire dei pretesti per rallentare il cammino verso la democrazia in alcuni stati africani. Anche l'ex segretario generale dell'ONU, Kofi Annan, ha espresso la sua preoccupazione su eventuali tagli agli aiuti, che non permetterebbero di consolidare i progressi registrati nel continente in questi ultimi anni. Secondo il premier del Mozambico, Luisa Dias Diogo, gli aiuti all'Africa sono "noccioline" per i paesi occidentali se paragonati alle cifre versate per il sostegno alle loro banche e alle loro industrie. Bill Gates ha lanciato un appello ai partecipanti del Forum perché mantengano i loro impegni finanziari verso i paesi in via di sviluppo malgrado la crisi e ha invitato la Cina ad aumentare le sue donazioni. Ha inoltre annunciato una donazione di 34 milioni di dollari al Global Network for Neglected Tropical Deseases, impegnato nella lotta alle malattie tropicali che colpiscono le popolazioni più povere.
Anche il cancelliere tedesco Angela Merkel ha ribadito la necessità di non abbandonare la lotta alla povertà. Nel quadro della crisi, la Merkel ha dichiarato che per far fronte alla situazione economica mondiale il G8 non è più sufficiente ed è necessario un G20 allargato anche ai capi di stato; ha inoltre affermato che è necessario costituire un Consiglio economico dell’ONU per garantire la regolazione dei mercati, la liberalizzazione del commercio e la protezione dell'ambiente. Ma la crisi, ha sottolineato, non deve avere come conseguenza un taglio agli aiuti ai paesi più vulnerabili.

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http://www.weforum.org/

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