Il tiore di ActionAid è che, anche in questo Summit, vengano ignorati i piccoli agricoltori, colonne portanti del sistema produttivo alimentare africano.
Se il piano d’azione sull’agricoltura che verrà elaborato in questa sede risulterà basato sugli esiti della recente conferenza TICAD (la Conferenza Internazionale di Tokyo sullo sviluppo dell’Africa) il rischio è che tutto questo si traduca in una promozione dell’utilizzo di fertilizzanti e di semi ad elevata produttività.
“Apprezziamo l’attenzione che il G8 sta rivolgendo all’agricoltura ma l'approccio da attuare deve essere sostenibile sia per l’ambiente sia a finanziariamente soprattutto per le donne agricoltrici, elementi cardine della produzione di cibo” afferma Carol Kayira, coordinatrice sul diritto al cibo per ActionAid Malawi. “Con maggiori investimenti a supporto diretto dei piccoli coltivatori, un rinnovato sistema di diffusione della conoscenza delle tecniche agricole, una semplificazione nell'erogazione di crediti, una maggiore tutela dei dirtti delle donne e più investimenti nei metodi di coltivazione sostenibili e a basso costo i piccoli coltivatori del malawi sarebbero in grado di produrre maggiori quantità di cibo” continua Kayira.
Sul versante salute molti sono i timori che il G8 manchi le passate promesse di aiuto, inclusi I i fondi per la lotta contro l’Aids. A tre anni di distanza dal Summit di Gleneagles, gli impegni del G8 nella lotta contro l’HIV/AIDS non sono mai stati così importanti: nei paesi in via di sviluppo ben il 70% di persone che necessitano di cure in realtà non le stanno ancora ricevendo, lo scorso anno 2 milioni e mezzo di persone hanno contratto il virus e altre 2 milioni sono morte, due terzi delle donne sieropositive incinte non hanno accesso ai farmaci che potrebbero impedire la trasmissione del virus ai nascituri. “I leader del G8 devono decidere ora per non rendere un traguardo impossibile l’accesso universale alle cure entro il 2010” conclude Kayira.
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