Roma, 10 agosto 2009: «Siamo alla metà di agosto, ma ancora non v’è notizia sul versamento dei fondi dovuti dall’Italia al Fondo Globale per la lotta all’AIDS e altri gravi pandemie: Silvio Berlusconi manterrà la parola?», chiede oggi Marco De Ponte, segretario generale di ActionAid.
In occasione del vertice del G8 de L’Aquila il presidente del consiglio italiano ha dichiarato che entro il mese di agosto l’Italia si sarebbe rimessa in pari nei versamenti al Fondo Globale per la lotta all’AIDS, alla Tubercolosi e alla Malaria.
Ma nel documento di programmazione economico-finanziaria (Dpef) approvato dal Consiglio dei Ministri lo scorso 15 luglio, non v’è traccia di questo finanziamento, né sono pervenuti altri segnali che supportino la promessa del primo ministro.
«Il comportamento dell’Italia nei confronti del Fondo Globale, in passato, è stato a dir poco alterno – ricorda De Ponte – con conseguenze gravissime sul finanziamento di importanti progetti e dunque su milioni di malati».
L’Italia, guidata dal governo Berlusconi, promosse infatti l’istituzione del Fondo al G8 di Genova del 2001. Ma già nel 2004 e nel 2006 l’Italia mancò di pagare le quote dovute. Nel 2007 il governo di Romano Prodi pagò 410 milioni di euro con cui vennero saldati arretrati e anticipata la quota del 2008. Tornato in carica il governo Berlusconi, i versamenti si sono nuovamente interrotti.
«Questo andamento altalenante del nostro paese riduce l’efficacia dell’azione contro le grandi pandermie. Per fermare il meccanismo di propragazione del virus dell’HIV-AIDS – spiega De Ponte - occorrono cure continue: i malati non possono certo permettersi un anno di sospensione dei trattamenti».
Al fine di ricordare questo impegno, ActionAid ha dedicato una parte del sito www.actionaid.it al conto alla rovescia verso la fine di agosto.
«Entro il 31 agosto l’Italia deve onorare il suo impegno e versare quanto dovuto al Global Found, nonché assicurare continuità nei versamenti per gli anni futuri – conclude De Ponte – ne va della sorte di milioni di persone malate ma anche della credibilità del nostro paese e del primo ministro».
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