“Accogliamo con favore l’impegno dei Ministri dell’Energia del G8 per migliorare l’efficienza energetica e porre le basi per una piattaforma globale di tecnologie a bassa emissione, ma è necessaria una maggiore chiarezza su quali saranno queste tecnologie da utilizzare. Soluzioni energetiche come i biocarburanti di prima generazione infatti, non possono rappresentare la vera strada nella lotta contro i cambiamenti climatici e l’accesso all’energia nei Paesi in via di sviluppo”, dichiara Marco De Ponte, segretario generale di ActionAid, a conclusione del G8 dei Ministri dell’Energia svoltosi a Roma.
L’industria dei biocarburanti – spiega ActionAid - è ormai considerata la principale causa della crisi dei prezzi che si è recentemente abbattuta sui mercati dei prodotti agricoli su scala globale. La corsa al soddisfacimento di target di consumo sempre più ambiziosi sui biocarburanti, negli USA e in Europa, ha sostanzialmente e persistentemente alterato i mercati globali dei prodotti agricoli. I Paesi membri del G8, ad eccezione di Russia e Giappone, hanno attualmente la maggiore capacità produttiva in questo settore. Per questo motivo Actionaid chiede a questi paesi un’immediata moratoria su un’eventuale ulteriore espansione dell’utilizzo di biocarburanti provenienti da produzioni agroindustriali monoculturali.
“L’impegno dei paesi del G8 a finanziare i Paesi in via di sviluppo per attuare politiche di adattamento ai cambiamenti climatici e risparmio energetico, deve essere addizionale rispetto agli impegni pregressi. Ricordiamo ad esempio che dei 182 miliardi di dollari complessivi che le istituzioni internazionali hanno stimato come necessari annualmente ai Paesi in via di sviluppo per combattere efficacemente contro i cambiamenti climatici, solo 26 milioni di dollari sono stati ad oggi spesi nell’ambito i programmi di aiuto multilaterale”, conclude De Ponte.
martedì 26 maggio 2009
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