venerdì 5 dicembre 2008

Doha

A Doha, in Qatar, si è appena conclusa la Conferenza internazionale sul finanziamento pubblico allo sviluppo. I timori di ActionAid in vista della Conferenza si concentravano sull’impatto della crisi finanziaria, purtroppo usata da alcuni paesi per non proseguire sulla strada dell’aumento dei finanziamenti allo sviluppo. Proprio il recente stanziamento di risorse straordinarie da parte di molti Paesi occidentali per far fronte alla crisi e salvare diversi istituti di credito ha dimostrato che si può trovare il denaro necessario per problemi globali considerati prioritari e che dunque, per sradicare la povertà, ciò che manca spesso è la volontà politica. Anche questo vertice si è concluso senza che siano state prese decisioni adeguate per la soluzione delle crisi alimentare e climatica, che mettono a rischio la sopravvivenza di milioni di persone. “La Conferenza di Doha”, ci dice Luca De Fraia - a capo della delegazione di ActionAid, “doveva essere un occasione per fare il punto sui progressi fatti finora e per prendere finalmente l’impegno di raggiungere lo 0,7% dell’APS/PIL entro il 2015, con la predisposizione di un calendario che dettasse le scadenze precise per gli aumenti negli stanziamenti, ma così non è stato. Al contrario, a Doha abbiamo assistito ad una vera e propria battaglia politica che ha visto protagonisti i paesi ricchi, che hanno cercato in tutti i modi di sminuire il ruolo delle Nazioni Unite nel processo di riforma della finanza globale, e i paesi poveri, che invece avrebbero voluto rafforzarlo. Il raggiungimento di un accordo sulla necessità di una Conferenza di alto livello delle Nazioni Unite per discutere la crisi economica globale e suoi impatti sui paesi in via di sviluppo potrebbe essere la giusta soluzione per uscire da questo empasse ma soltanto”, conclude De Fraia, “se i paesi del G20 daranno il loro pieno appoggio alle Nazioni Unite”.

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